31 luglio 2021

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  • Eutanasia legale: “Sono malata di sclerosi multipla grave. Voglio ancora vivere, ma voglio anche sapere di poter morire”

“Da anni si è chiesto ai politici di fare una legge sul fine vita, ma ogni tentativo di discuterne in Parlamento, fino a oggi, è sempre stato affossato. E con essa viene affossata la possibilità a una persona capace di intendere e volere di decidere di porre fine, in determinate condizioni, alle proprie sofferenze. Sono malata di sclerosi multipla grave, ce l’ho da 25 anni, all’inizio era lieve, mi ha consentito di vivere, lavorare, viaggiare, avere progetti, sposarmi. Ho continuato a vivere anche quando la malattia si è fatta più tosta, i farmaci più aggressivi e le ricadute più dannose per il sistema nervoso. La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa, ha esiti molto diversi ma è quel tipo di malattie che quando progrediscono ci possono volere anche anni, ma non lasciano scampo. Ho chiamato il mio blog 'La vita possibile'. Come sa chi mi segue e legge, amo e rispetto la vita. Io, a oggi, voglio ancora vivere, ma voglio anche sapere di poter morire, se e quando le cose peggioreranno e diventeranno non sopportabili. Da persona gravemente malata e in progressione mi piace pensare non che un giorno morirò per mano mia, ma che un giorno avrò la libertà di poterlo, solo poterlo, spero…, fare. Avere diritto all’eutanasia legale mi consentirebbe di vivere meglio anche la mia stessa malattia giorno per giorno... Io me la giocherei, perché avrei la serenità in qualunque momento di poterlo fare, come anche di non farlo.” (Laura Santi).

 

  • Come i media dovrebbero riportare le notizie sulla salute mentale

"Crollo", "in tilt", "in lotta contro i demoni", "problemi alla testa", "ha sbroccato". È questo il linguaggio usato da alcuni media per parlare delle performance di Simone Biles, la campionessa statunitense di ginnastica artistica, alle Olimpiadi e della sua decisione di rinunciare ad alcune gare perché ha bisogno di prendersi cura di se stessa. Dopo la decisione di Naomi Osaka, una delle prime tenniste al mondo, che a giugno aveva deciso di ritirarsi dal Roland Garros per prendersi cura della sua salute mentale e aveva bisogno di tempo per sé, anche in questo caso i media si stanno mostrando inadeguati nel riportare le notizie sulla salute psicologica. Un’informazione irresponsabile consolida gli stereotipi sulle persone che affrontano condizioni di disagio psicologico o disturbi mentali, accresce lo stigma e l’isolamento, crea un clima ostile all’ascolto e alle richieste di aiuto.

 

  • Maternità e lavoro: ripensare la condivisione della cura

Non ci si può distrarre un attimo che puntualmente arriva qualcuno (maschile voluto) a raccontare che per risolvere la questione della bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro in Italia bisogna investire sulla conciliazione. Se a un primo sguardo alle donne viene quasi da ringraziare per l’attenzione concessa e perché ormai abituate alla parola “conciliazione”, quando la riflessione diventa più profonda è semplice capire che non c’è proprio nulla di cui essere grate. Conciliare significa tenere insieme il lavoro retribuito e quello di cura, ma a ben pensare fa cadere la responsabilità del secondo solo sulle spalle delle donne. Conciliare mette le madri al centro della responsabilità di gestire il benessere della famiglia. Infatti investire sulla conciliazione non significa mai ripensare i tempi in famiglia e nel lavoro dei padri. Questo è indicativo di quanto la gestione di genitorialità e lavoro non sia limitata soltanto dal punto di vista strutturale, mancando i servizi e le politiche che la favoriscano, ma abbia anche una forte componente culturale che limita la questione alle madri. Secondo i dati dell’OCSE, l’Italia è il secondo paese con la più bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro in Europa seguita soltanto dalla Grecia che più di noi ha risentito della recente grande crisi recessiva. In questo approfondimento proviamo a capire come possono cambiare le cose.

 

  • Proclami ambiziosi, resistenze e scelte al ribasso: governi e aziende ancora incapaci di affrontare la vera portata della crisi climatica

Le ondate di calore negli Stati Uniti e nel Canada, le inondazioni che hanno colpito Germania e Belgio, in Europa, e la città di Zhengzhou in Cina, dove ha piovuto in un giorno quanto piove di solito in un anno, causando danni per oltre 10 miliardi di dollari, lo stato d’emergenza per gli oltre 200 incendi in Yakuzia, in Russia. Le immagini degli eventi meteorologici estremi delle ultime settimane sono purtroppo sempre più familiari. Il cambiamento climatico è diventato ormai un argomento all’ordine del giorno di media e opinione pubblica ed è entrato nell’agenda del mondo politico, economico, industriale e delle istituzioni. I paletti stabiliti dall’Accordo di Parigi nel 2015 e gli impatti del riscaldamento globale prefigurati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel 2018 sono pressoché chiari a tutti. Tuttavia, quando si tratta di tradurre queste dichiarazioni in prassi e misure concrete, le priorità tornano a essere altre e gli interessi a parcellizzarsi. Come se la concretezza degli eventi meteorologici di questi mesi diventasse all’improvviso uno scenario lontano e astratto.

 

  • Guida alla riforma della giustizia: cosa prevede, perché è urgente, quali sono le principali critiche

Dopo un accordo trovato in consiglio dei ministri, la riforma della giustizia firmata dalla ministra Marta Cartabia arriverà all’esame della Camera dei Deputati domenica 1 agosto. Il governo ha annunciato di voler porre la questione di fiducia. Il Consiglio dei ministri ha approvato una modifica resasi necessaria dopo le polemiche che hanno seguito la diffusione del testo varato il 23 luglio. L'accordo, così come si legge in un comunicato del Governo, "prevede che per i primi tre anni di applicazione della riforma, la durata del processo d’Appello si estende per un ulteriore anno e quella del processo per cassazione di ulteriori sei mesi; si prevede che per taluni reati, in particolare per i reati di associazione mafiosa, scambio politico mafioso, associazione finalizzata allo spaccio, violenza sessuale e reati con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, i giudici di Appello e di Cassazione possano con ordinanza, motivata e ricorribile in Cassazione, disporre l’ulteriore proroga del periodo processuale in presenza di alcune condizioni riguardanti la complessità del processo, il numero delle parti e delle imputazioni o per la complessità delle questioni di fatto e di diritto. Per i reati aggravati di cui all’articolo 416 bis, primo comma, la proroga può essere disposta per non oltre due anni".In questo approfondimento, suddiviso in tre parti, abbiamo spiegato il contesto in cui nasce la riforma e perché è urgente, cosa prevede il testo e quali sono state le reazioni a questo disegno di legge.

 

  • Progetto Pegasus, l'inchiesta sullo spyware che controlla tutto e minaccia la democrazia

Una lista con 50 mila numeri di telefono appartenenti anche a giornalisti, attivisti e avvocati per i diritti umani, leader politici e spirituali, uomini d’affari, dissidenti, oppositori politici. A centinaia sarebbero stati “potenziali bersagli” dello spionaggio e della sorveglianza dei clienti governativi della società israeliana NSO Group, e in particolare del suo spyware Pegasus, ha rivelato una inchiesta — intitolata appunto “Progetto Pegasus” — che ha visto coinvolte 17 testate in tutto il mondo sotto la coordinazione della ONG parigina Forbidden Stories e di Amnesty International. In una lunga e dettagliata analisi riassumiamo 1) le principali rivelazioni, 2) le conseguenze e l’impatto avuto finora, 3) la storia e i precedenti, immaginando anche 4) che fare per mettere davvero le nostre comunicazioni al riparo da forme di hacking governativo la cui invasività è silenziosa ma, insieme, letale.

 

  • Informare in modo responsabile sull’identità di genere e sulle persone trans

Le persone trans continuano a subire discriminazioni che hanno conseguenze negative sulla loro salute. Il minority stress che ne deriva, risulta anche accentuato dalla considerevole confusione dei linguaggi usati nella copertura delle notizie e delle storie legate all’identità di genere. In diversi casi si tratta di intenzionale transfobia ma l’uso inconsapevole di termini scorretti fa la sua parte. Le difficoltà di accesso al percorso di affermazione di genere e le politiche discriminatorie sono tra i fattori strutturali che aumentano la vulnerabilità delle persone transgender, esponendole a esclusione sociale a partire dalla scuola, a disparità nelle opportunità professionali, di carriera e nell’offerta abitativa, a stigma e a violenze. Ai fini della riduzione dell’impatto negativo sulla salute causato dalle discriminazioni e dallo stigma, il ruolo di un’informazione responsabile e competente è quindi fondamentale.

 

  • Vaccini, variante Delta, contagiosità: cosa ha detto davvero Anthony Fauci

Diversi media hanno riportato un’intervista di Anthony Fauci riassumendola in questo modo: “Fauci: «Vaccinati o no contagiosità identica»". Si tratta però di una sintesi giornalistica che può risultare fuorviante e far sembrare che il direttore dell’Istituto nazionale per le allergie e le malattie infettive degli Stati Uniti abbia detto che un vaccinato e un non vaccinato hanno la stessa probabilità di trasmettere il virus ad altri. 

Tra il 27 luglio e il 28 luglio Fauci ha rilasciato tre interviste a vari programmi televisivi per spiegare l’aggiornamento delle linee guida dei Centers for Disease Control (Cdc) statunitensi che hanno invitato le persone vaccinate contro il nuovo coronavirus a indossare di nuovo le mascherine negli spazi chiusi negli Stati dove il contagio è più diffuso. Durante la puntata del 27 luglio del programma “All In With Chris Hayes”, Fauci ha spiegato che la variante Delta, dominante negli Stati Uniti, è «notevolmente più efficiente nella trasmissione da persona a persona rispetto alla variante Alpha» e che le persone vaccinate e infettatesi con Delta – cosa che può accadere perché nessun vaccino è efficace al 100% contro l’infezione – «hanno abbastanza virus nella loro faringe nasale da poterlo trasmettere ad altre persone». L’esperto continua specificando che il livello del virus nella faringe nasale di una persona vaccinata e infettata con Delta «è esattamente lo stesso del livello del virus di una persona infetta non vaccinata». «Questo è il problema» che ha portato il cambiamento delle linee guida dei CDC. Nel concludere il suo intervento, Fauci ha dichiarato che ​​se la stragrande maggioranza delle persone venisse vaccinata, si potrebbe sconfiggere questo virus. Lo stesso giorno, in un’altra trasmissione, Fauci, ci ha tenuto a precisare che la trasmissione dell’infezione da parte di una persona vaccinata ad altri non è un evento comune: «Non voglio che la gente pensi che tutte le persone vaccinate possano trasmetterlo. No, è un evento molto inconsueto, raro, ma succede». Infine, in una terza intervista rilasciata il 28 luglio alla trasmissione Morning Joe, Fauci ha ripetuto lo stesso concetto: «Ora stiamo affrontando la variante Delta, che è davvero molto più trasmissibile della variante Alfa, numero uno, e numero due i dati più recenti sono chiari e mostrano che quando una persona che si è vaccinata si infetta con la variante Delta il livello del virus nella sua nasofaringe è circa mille volte più alto rispetto alla variante Alfa, ed è ben documentato che anche se è un evento raro questi individui possono trasmettere e hanno trasmesso il virus a persone non infette». 

Ma quanto è contagioso un vaccinato infettato dalla variante Delta? Come scrive Silvia Turin sul Corriere della Sera, “la variabile «contagiosità di un vaccinato» non dipende solo dall’efficacia del vaccino che ha ricevuto: l’efficacia del vaccino misura la protezione della singola persona dal prendere il virus. La capacità di trasmissione, invece, misura la potenzialità di infettare gli altri. Su quest’ultimo punto e la Delta, i dati sono pochi e vengono perlopiù dal Regno Unito dove la Delta è dominante da molto. Non ci sono studi pubblicati sulla trasmissione da un vaccinato a un’altra persona, ma le analisi (come sottolineato dai CDC) sono in corso. Fino ad ora bisogna basarsi su quello che sappiamo dalle altre varianti”. Ad oggi “l’efficacia del vaccino nel proteggere la singola persona dal prendere il virus in Italia si stima che sia all’88,5% per i vaccinati con 2 dosi (fonte Istituto Superiore di sanità, ndr). Gli ultimi dati inglesi parlano di una protezione (con 2 dosi) dal 65 al 90%. (...) Quindi, i vaccini sono anche efficaci nel prevenire la trasmissione”.

 

  • I numeri mostrano che l’esitazione vaccinale in Italia non è così diffusa

Il 22 luglio il governo ha deciso di rendere obbligatorio il green pass per una serie di attività come mangiare al chiuso, andare al cinema, in palestra o nei musei. Con questo provvedimento il governo ha seguito l’esempio di quanto deciso dal presidente francese Emmanuel Macron due settimane fa. La strada francese serviva a incentivare un maggior numero di persone a fare il vaccino a causa dell’elevata reticenza. Ma in Italia c’è molta esitazione vaccinale? In Italia le somministrazioni totali rimangono elevate e in questi giorni, con il calo dei richiami, le Regioni hanno ripreso la somministrazione delle prime dosi alle persone già prenotate. L’annuncio del governo ha portato ad almeno 300-500 mila nuove adesioni a livello nazionale, anche se non ci sono dati dettagliati. Dai dati a disposizione non si vedono comunque particolari segnali di esitazione vaccinale. Ad oggi il 53,9% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale.

 

  • Green pass, un gruppo di wedding planner dietro centinaia di eventi no vax in tutto il mondo: la rivelazione in un’inchiesta 

Il 24 luglio, dall’Australia all’Inghilterra, passando per l’Italia, si sono tenute centinaia di manifestazioni contro i vaccini, il lockdown e il green pass. Come hanno osservato i giornalisti Jordan Wildon e Joe Ondrak di Logically, l’anello di congiunzione tra tutte queste realtà è una rete internazionale complottista con epicentro Kassel, in Germania e gestita da un piccolo gruppo di negazionisti del Covid, chiamato Freie Bürger Kassel (Liberi Cittadini di Kassel) e coordinato da organizzatori di matrimoni. Sul piano locale emerge subito un’alleanza di fatto con comunità complottiste già formate, con estremisti di destra e con guru della controinformazione forti di un bacino consolidato di follower. Una rete, spesso confusa, di sovrapposizioni che tuttavia moltiplica i canali di comunicazione e la diffusione delle notizie.

 

  • Human Rights Watch accusa Israele e Hamas di crimini di guerra

Con un rapporto pubblicato questa settimana Human Rights Watch (HRW) ha accusato Israele e il gruppo militante palestinese Hamas di aver commesso crimini di guerra durante il conflitto avvenuto nello scorso mese di maggio. Secondo quanto denunciato dalla ONG forze militari israeliane e gruppi armati palestinesi hanno compiuto attacchi nella Striscia di Gaza e in Israele che avrebbero violato il diritto internazionale umanitario (le leggi di guerra) e che costituirebbero crimini di guerra. In base al diritto umanitario internazionale le parti in conflitto possono colpire solo obiettivi militari, adottando tutte le precauzioni possibili per ridurre al minimo i danni ai civili, anche fornendo avvertimenti sugli attacchi. Sono perciò vietati gli attacchi deliberati a civili e a strutture civili. Negli undici giorni di conflitto – dal 10 al 21 maggio – almeno 254 palestinesi e 13 israeliani avrebbero perso la vita. Il 12 maggio, nel corso del conflitto, l'Ufficio del procuratore dell'ICC ha comunicato di stare monitorando quanto stava accadendo a Gaza. Per HRW nelle indagini su quanto accaduto l'ICC dovrebbe includere sia gli attacchi israeliani che hanno provocato vittime civili che quelli di Hamas che hanno colpito i centri abitati in Israele.

 

  • Inchiesta indipendente: il governo maltese deve ritenersi responsabile dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia

Un'inchiesta indipendente, condotta da un giudice in carica e altri due in pensione, è giunta alla conclusione che il governo maltese deve assumersi la responsabilità dell’omicidio della giornalista Daphne Caruana Galizia per aver creato una “cultura dell'impunità” che ha agevolato gli autori dell'attentato. Lo Stato “non ha riconosciuto i rischi reali e immediati” per la vita della giornalista investigativa e “non ha adottato misure ragionevoli per evitare" la sua uccisione. Daphne Caruana Galizia è stata uccisa da un'autobomba mentre si allontanava da casa sua il 16 ottobre 2017. Nel 2016 la giornalista, partendo da quanto emerso dall’inchiesta denominata “Panama Papers” che riguardava società offshore con nomi internazionali di azionisti e manager coinvolti, aveva pubblicato la notizia del coinvolgimento nello scandalo di alcuni politici governativi. Per i suoi post, articoli e per gli argomenti trattati, Caruana Galizia subiva quasi quotidianamente minacce di morte e attacchi. Secondo l’indagine dei giudici, la cultura di impunità era diventata pervasiva nei più alti livelli di potere all'interno del governo dell'epoca, “dagli organismi di regolamentazione fino alla polizia” e ha portato “a un crollo dello Stato di diritto". 

 

  • Lezioni di Storia: bonus cultura, sussidi contro la povertà e “reddito di cittadinanza” nell’antichità

C’è chi lo vuole abolire tramite referendum, perché sarebbe “diseducativo”. Chi lo dipinge come il male assoluto, che impedisce agli imprenditori di trovare manodopera, e chi lo considera una delle storture del politicamente corretto. In realtà il “reddito di cittadinanza” ha predecessori antichi, perché dare un sussidio (o diversi tipi di sussidi) a tutti coloro che sono cittadini di uno Stato o almeno riuscire a garantire un sostegno per venire incontro alle esigenze di chi si trova senza introiti (come è oggi il reddito di cittadinanza in Italia) è stato un problema sentito anche nelle società democratiche antiche.

 

 

 

 

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