Covid, i vaccinati sono contagiosi con la variante Delta? Ecco come i vaccini riducono la trasmissione del virus

di Silvia Turin

Il livello di infezione nelle mucose di un vaccinato è lo stesso di un soggetto non vaccinato, ma non necessariamente ciò comporta maggiore capacità di diffusione. Fauci: «La trasmissione da vaccinati è un evento possibile, ma raro»

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I Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) Usa sono tornati a raccomandare anche alle persone completamente vaccinate di indossare una mascherina al chiuso nei luoghi dove ci siano alti tassi di trasmissione da coronavirus. Nel commentare la decisione, Anthony Fauci, capo consulente medico della Casa Bianca, ha detto: «Si può presumere che le persone vaccinate possano trasmettere il virus come possono farlo le persone non vaccinate. È un evento molto insolito e raro, ma si verifica».

I vaccinati, però, si infettano molto meno e le probabilità che trasmettano il virus sono bassissime.

Nel promuovere la campagna vaccinale contro la variante Delta (che ora è il ceppo dominante negli Stati Uniti), Fauci ha ricordato che, con la vaccinazione completa, scendono le probabilità di contagiarsi e di trasmettere il virus, ma ha anche citato «nuove prove scientifiche» in possesso dei Cdc che mostrerebbero «che il livello di infezione nelle mucose di una persona vaccinata è lo stesso di quello di un soggetto non vaccinato». Sarebbero questi nuovi dati ad aver convinto l’ente statunitense a emettere la raccomandazione sulle mascherine nei luoghi chiusi.

Che cosa c’è scritto nel documento CDC «riservato»

Il Cdc — nel documento pubblicato per la prima volta dal Washington Post nella notte — parla di una contagiosità della Delta pari alla varicella. Si sapeva. La varicella ha un R0 (che indica quante persone un singolo individuo può infettare in assenza di misure o vaccinazioni) uguale circa a 5, la Delta si suppone da 5 a 8. Nel documento si dice che le reinfezioni dei vaccinati aumentano, ma comunque sono in Usa 35mila su 162 milioni, pari allo 0,021%. Suppongono che la Delta porti a malattia più grave, ma quante più persone vengono vaccinate, quanto più si vedrà una percentuale maggiore di ricoverati-vaccinati, ma saranno concentrati tra gli immunodepressi. L’unica vera novità (parziale) riguarda alcuni studi che mostrano «enormi quantità di virus nel naso e nella gola, indipendentemente dallo stato di vaccinazione», la carica virale. Già si sapeva che la Delta comporta cariche virali fino a 1.000 volte più alte rilevabili dai tamponi, non si sapeva che l’avessero anche i vaccinati. Non sono queste le prove reali di una trasmissione simile tra vaccinati e non, ma sicuramente sono un presupposto ragionevole. Ci sono comunque altre ricerche (si veda il primo studio menzionato sotto, ndr) che dicono che i vaccinati non contagiano pur con alte cariche virali.

I vaccinati contagiano molto meno

Detto questo anche i CDC ricordano nel documento che il rischio di infezione è ridotto di 3 volte nei vaccinati (e quello di malattia grave o morte di 10 e più volte) e che le stime di efficacia vaccinale contro il contagio rappresentano la media di un gruppo, piuttosto che un rischio individuale, perché il rischio viene modificato da età e condizioni di salute, quindi se mi trovo all’interno di una RSA, ad esempio, l’efficacia del vaccino e della relativa trasmissione può essere influenzata dal contesto. Se il vaccino, come scrivono i CDC, è comunque protettivo all’80% sul contagio, significa che tra i completamente vaccinati l’Rt è minore di 1 anche per la Delta.

Quanto è contagioso un vaccinato?

In assenza di altri studi specifici sulla trasmissibilità di Delta, dobbiamo basarci sulle analogie con le altre varianti. Quanto è contagioso un vaccinato infettato dalla Delta? La variabile dipende da due fattori: efficacia dei vaccini e capacità di trasmissione. Sappiamo che un vaccinato è ben protetto: questa tutela, che riguarda la singola persona, «in entrata» si misura con il dato sull’efficacia dei vaccini (di solito calcolato solo sui sintomatici). La capacità di trasmissione (o il tasso di «infezioni secondarie»), invece, determina la potenzialità, da parte di un vaccinato contagioso, di infettare gli altri, quindi la mancata protezione «in uscita». Su questo fattore, tuttavia, non esistono studi pubblicati finora.

Qual è l’efficacia dei vaccini?

L’efficacia dei vaccini usati in Italia si stima sia all’88,15% per gli immunizzati con 2 dosi. Gli ultimi dati inglesi parlano di una protezione (con 2 dosi) contro la Delta dal 65 al 90 per cento. Pensiamo a un ambiente chiuso con uno o più positivi: se i presenti sono tutti vaccinati, se ne infettano, nel peggiore dei casi, 35 su 100; se non sono vaccinati, la percentuale può salire al 100%. I vaccini prevengono l’infezione perché gli individui non infetti non la possono trasmettere.

Cos’è la «carica virale»?

La protezione è alta ma non totale: le 35 persone comunque infettate possono trasmettere il virus? Non essendoci studi pubblicati su questa variabile, ci dobbiamo basare su quelli effettuati quando dominava la variante Alfa. Hanno dimostrato che le possibilità che un vaccinato possa contagiare sono bassissime. Il più recente studio in merito è uscito mercoledì sulla rivista scientifica New England Journal of Medicine (Nejm) da Israele: ha monitorato le reinfezioni su 1.497 operatori sanitari. Il 74% dei positivi aveva un’elevata carica virale, tuttavia questo non ha portato ad alcuna «infezione secondaria», cioè nessuno di loro ha contagiato altre persone. Lo studio, conclusosi il 28 aprile, ha riguardato principalmente casi di Alfa. Un’altra ricerca sulla trasmissione domestica in Inghilterra ha scoperto che i contatti familiari di casi vaccinati con una singola dose avevano circa il 40-50% di rischio ridotto di infettarsi. Pubblicato sul Nejm il 23 giugno e coordinato da scienziati del servizio pubblico britannico (Phe), era relativo alla variante Alfa, perché svolto fino al 28 febbraio. Anche in Usa e Israele sono stati condotti studi simili: sempre sul Nejm i Cdc hanno pubblicato il 22 luglio una ricerca effettuata fino al 10 aprile su 3.975 sanitari. È stata riscontrata una carica virale media inferiore del 40% nei soggetti vaccinati positivi. L’altra indagine israeliana è stata effettuata a febbraio e pubblicata su Nature il 29 marzo: ha analizzato persone risultate positive dopo il vaccino Pfizer. La carica virale era ridotta di 4 volte per le infezioni verificatesi 12-28 giorni dopo la prima dose.

Lo scudo dei vaccini

Le ricerche condotte sulla variante Alfa ci portano a credere che, pur considerando la maggior contagiosità della Delta, i vaccinati siano protetti dal contagio (tra il 65 e il 90%) e, se anche contagiati, abbiano scarse probabilità di trasmettere il virus. Fino a nuove evidenze, quindi, se in una stanza ci sono io, vaccinato che ho contratto il virus, comunque sarò meno infettivo rispetto a chi è risultato positivo senza vaccinarsi. Di più: se mi trovo in un locale al chiuso, la mia pur minima capacità infettiva sarà praticamente nulla nei confronti di un vaccinato, che a sua volta è protetto dal contagio (più o meno, a seconda delle dosi che ha fatto). In pratica ci sono due «scudi» che ci proteggono. Se incontro una persona non vaccinata, io sarò «poco contagioso», ma lei non avrà scudi di protezione e sarà totalmente suscettibile al mio (pur debole) virus.

Cosa resta da capire

L’incognita resta la peculiarità della Delta e capire come (e se) si comporti in modo differente dalle altre varianti. Sappiamo che la sua corsa non si ferma proprio grazie alla sua capacità di contagiare, stimata tra il 40 e il 60% più alta rispetto alla variante Alfa, a sua volta il 50% più infettiva del ceppo Wuhan originario del Sars-CoV-2. Da una recente ricerca di scienziati cinesi pubblicata online e non ancora sottoposta a revisione sappiamo anche che le cariche virali misurate sulle infezioni da variante Delta sono state 1.260 volte superiori rispetto ai valori dei ceppi precedenti. Lo stesso Fauci, però, ha fatto notare che non ci sono dati clinici su cosa significhino le alte cariche virali in termini di trasmissione: non necessariamente comportano una maggiore capacità di diffusione del virus. Quello che è certo, perché già calcolato, è che in buona misura i vaccini bloccano anche i contagi della «formidabile» Delta: il sistema sanitario nazionale inglese (Phe) ha stimato che fino alla data del 23 luglio i vaccini hanno prevenuto 22 milioni di infezioni. E non va dimenticato che questi farmaci non sono stati concepiti per fermare i contagi, quanto per salvare vite umane: in Inghilterra i decessi evitati sarebbero finora 60mila (fonte Phe) e in Italia negli ultimi sei mesi la campagna vaccinale avrebbe evitato quasi l’80% delle vittime che ci saremmo attesi in base ai numeri delle precedenti ondate.

30 luglio 2021 (modifica il 30 luglio 2021 | 15:18)