4 aprile 2020

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Cosa c'è da sapere oggi sul coronavirus

La scorsa settimana abbiamo attivato sul sito di Valigia Blu un feed aggiornato in tempo reale sul nuovo coronavirus. Ogni giorno stiamo selezionando 4 o 5 articoli italiani o stranieri secondo noi interessanti e utili per una dieta mediatica sana ed equilibrata al di là dell'ultimo dato, dell’ultimo caso, dell’ultima notizia dell’ultima ora.


  • Non siamo in guerra e contro il coronavirus serve solidarietà, non la caccia all’untore

La pandemia del nuovo coronavirus è stata spesso affrontata in queste ultime settimane ricorrendo alla metafora della guerra. Entro questa cornice il virus è un nemico, affrontarlo è uno sforzo bellico che coinvolge le nazioni a qualunque livello, dai leader ai cittadini, mentre medici e infermieri sono "in trincea" negli ospedali, elogiati da fuori come "eroi". Il gergo militaresco e l’insistente visione bellica non aiutano ad affrontare l’emergenza da un punto di vista psicologico e cognitivo, e se non ci aiutano come individui di certo non ci aiutano come società. In guerra per fronteggiare il nemico bisogna serrare i ranghi, le proprie fila, e nulla disgusta più del sedizioso o del collaborazionista. Se come collettività, in un momento così critico, riusciamo a vederci solo come esercito, come reparti che devono obbedire a una catena di comando e come alleanze militari dal punto di vista sovranazionale, allora conosceremo la sconfitta, e sarà paragonabile a un gigantesco cane che si divora a partire dalla coda.

 

  • Il caso Singapore, il sistema investigativo (non solo) tecnologico per contrastare le epidemie, e la privacy

Il Contact tracing è l’operazione di identificazione a ritroso dei possibili soggetti a rischio, formalizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e utilizzata da tempo. Ma Singapore è stata elogiata dagli epidemiologi di Harvard per aver realizzato il “gold standard del rilevamento”. Quasi perfetto. L’OMS ha elogiato il governo di Singapore per essersi attivato anche prima che il primo caso fosse individuato. Inoltre, a differenza dell’Europa e degli USA, Singapore ha iniziato molto presto a tracciare i contatti per evitare che il contagio si diffondesse. Si è parlato tanto delle soluzioni tecnologiche, ma il segreto del modello di Singapore parte da lontano.

 

  • La strategia dei tamponi: criteri, ritardi, criticità in Italia e all’estero

Il modo più efficace per prevenire le infezioni da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 e interrompere la catena di contagio è quello di fare «test, test, test», perché non si può fermare la pandemia in atto «se non sappiamo chi è infetto». Queste le parole pronunciate da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), lo scorso 16 marzo, e rilanciate dai media. In questo articolo: perché è importante questa strategia – che deve essere accompagnata da altre misure di contenimento e contrasto –, come funziona, quali sono le indicazioni dell’OMS, come si sono comportati i diversi paesi del mondo e cosa si sta facendo in Italia

 

  • Coronavirus, cosa sappiamo dei test sugli anticorpi 

«I test di tipo sierologico, come i test rapidi sulla gocciolina di sangue per esempio, identificano gli anticorpi», spiega Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di Virologia molecolare al Policlinico San Matteo di Pavia. «Hanno un valore importante nella definizione della circolazione del virus nel territorio, ma bisogna capire come usarli. Su un paziente positivo all’inizio della sua storia clinica potrebbero avere il problema dei falsi negativi, perché la persona, pur avendo contratto il virus, non ha ancora sviluppato gli anticorpi». Cosa sono i test di tipo sierologico e come funzionano; l’esempio inglese; l’idea tedesca; la possibilità di riammalarsi.

 

  • Covid-19 ed emergenza sanitaria: è fondamentale proteggere i diritti e la salute di migranti e rifugiati

I pericoli e le difficoltà dell’emergenza Coronavirus – e delle misure che l’accompagnano – rischiano di essere ancora maggiori per migranti e richiedenti asilo stipati nei grandi centri, finiti fuori dai percorsi di accoglienza o ammassati in insediamenti informali nelle o nelle campagne. Luoghi in cui è particolarmente complicato rispettare misure igieniche e distanziamento sociale in centri sovraffollati o insediamenti fatiscenti, dove spesso mancano strumenti di protezione, senza contare la difficoltà ad accedere al servizio sanitario per chi è sostanzialmente invisibile. Un comunicato congiunto di UNHCR, Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) e Organizzazione mondiale per la sanità (OMS) ha ricordato che “migranti e rifugiati sono vulnerabili in modo sproporzionato rispetto al rischio di esclusione, stigma e discriminazione, in particolare quando privi di documenti”, richiamando i governi ad adottare “un approccio inclusivo capace di proteggere i diritti alla vita e alla salute di ogni singolo individuo” per “scongiurare una catastrofe” e contenere la diffusione del virus: “È di vitale importanza assicurare che tutti, migranti e rifugiati compresi, possano accedere in modo paritario ai servizi sanitari e siano inclusi efficacemente nei piani nazionali di risposta all’emergenza COVID-19, incluse le misure di prevenzione e la possibilità di sottoporsi a esami clinici e terapie. Tale inclusione permetterà non solo di proteggere i diritti di rifugiati e migranti, ma anche di tutelare la salute pubblica e contenere la diffusione globale di COVID-19”.

 

  • Emergenza coronavirus: travolti anche inquilini e proprietari, sempre più in difficoltà chi abita in affitto

«Dopo aver parlato con la proprietaria di casa, siamo arrivate a un accordo: pagare la metà dell'affitto. La proprietaria, dopo una lunga chiacchierata, mi ha spiegato che ha tre figlie e solo una con un contratto, quindi in cassa integrazione, e quella minima entrata le è utilissima per aiutare le due figlie che lavoravano in nero. Stiamo cercando anche noi di non pagarlo l'affitto, siamo due persone in cassa integrazione e due studenti che lavoravano in nero. Personalmente, non so come comportarmi. Perché se non paghiamo lei sta in difficoltà, se paghiamo il mensile pieno noi stiamo sotto un treno. Siamo giunte ad un accordo di pagare la metà, e poi vedremo. Di certo non possiamo privarci del cibo per pagare l'affitto». Questa è solo una delle tante storie che circolano in questi giorni, durante l'emergenza COVID-19, nei gruppi Facebook di inquilini e proprietari costretti ad arrangiarsi con accordi privati, perché finora le misure del governo hanno dimenticato chi abita in affitto. Su pressione dei sindacati degli inquilini, nel decreto “Cura Italia”, il governo ha approvato il blocco degli sfratti fino al 30 giugno 2020. Ma questo provvedimento da solo non basta, sostengono i sindacati per la casa. Il SUNIA chiede di rifinanziare il fondo per il sussidio all’affitto, un contributo del 70% del canone da erogare ai proprietari e la possibilità di rinegoziazione del canone con il passaggio al canone concordato. Senza ulteriori misure, il blocco degli sfratti infatti scarica sui proprietari e sugli inquilini ritardi e mancati pagamenti, a fronte di una possibile diminuzione del reddito di entrambi.

 

  • Nel cuore dell’epidemia di coronavirus più mortale al mondo. Il reportage del New York Times da Bergamo 

"Le strade di Bergamo sono vuote. Come in tutt’Italia, le persone possono lasciare le proprie case solo per comprare cibo e medicine, o per andare al lavoro. Fabbriche, negozi e scuole sono chiusi. Non si sente più chiacchierare agli angoli delle strade o ai tavolini dei caffè. Ciò che si sente di continuo, senza sosta, sono le sirene". Il New York Times ha tradotto in italiano il reportage da Bergamo, "conosciuta come una provincia tranquilla e facoltosa", e diventata l'area con il più alto numero di contagi, "dove gli operatori della Croce Rossa vanno di casa in casa e portano via i malati, i pazienti vengono messi in fila nei corridoi degli ospedali, sfinendo e contagiando medici e infermieri, le bare sono così numerose che è stato chiamato l’esercito a portarle via dai capannoni per la cremazione".

 

  • Leader autoritari usano l’emergenza coronavirus per avere pieni poteri e imporre il bavaglio all’informazione

La preoccupante decisione dell'Ungheria di accentrare i poteri dello Stato nelle mani del primo ministro Viktor Orbán; la censura in Giordania, Oman, Marocco e Yemen; le misure "anti fake-news" in Thailandia, Filippine e India; la poca trasparenza del Brasile; la possibilità per Netanyahu di rimandare il processo per corruzione che lo vede imputato; l'approccio distopico del Turkmenistan con la sua decisione di proibire la parola "coronavirus". Per i governi con derive autoritarie la difficile situazione che stiamo vivendo è un'opportunità d'oro per poter promuovere leggi speciali che accentrino il potere nelle mani del governo e per ostacolare l'esercizio di una libera informazione. "Potremmo avere un'epidemia parallela di misure autoritarie e repressive a seguito se non durante l'epidemia sanitaria", ha avvertito Fionnuala Ni Aolain, relatore speciale delle Nazioni Unite contro il terrorismo e per i diritti umani.

 

  • Perché le statistiche sul coronavirus sono imprecise

Curve esponenziali, contagiosità, tassi di letalità: da quando è scoppiata la pandemia siamo stati sommersi da analisi matematiche che hanno cercato di tracciare l'andamento del contagio e prefigurare scenari futuri. Ma ognuno di questi calcoli ha dei limiti perché abbiamo dati "sporchi", per errori di misurazione e per le troppe informazioni lacunose: un giorno mancano i dati di una regione; il giorno dopo cambia la procedura con cui si prendono i tamponi; il giorno dopo ancora i laboratori sono in ritardo. Diventa sempre più difficile capire quali sono i valori da confrontare. Infine, c'è una ragione spazio-temporale. L’Italia ha avuto una serie di focolai distribuiti nel tempo, mentre per la maggior parte della nazione il lockdown è partito contemporaneamente. Questo significa che – se le misure prese sono state effettivamente sufficienti – stiamo mischiando nell’unico calderone dei dati nazionali numeri che appartengono a curve ben distinte.

 

 

2020 Valigia Blu

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