29 agosto 2020

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  • La crisi sanitario-economica mondiale riaccende il dibattito sul reddito di base universale. La Germania annuncia un esperimento di tre anni

La pandemia e la crisi economica che ne deriva hanno contribuito a riaccendere il dibattito internazionale sul reddito minimo garantito e sul reddito di base universale (in inglese, Universal Basic Income o UBI). Negli ultimi mesi abbiamo assistito alla perdita di moltissimi posti di lavoro, con gravi conseguenze sulla spesa pubblica degli Stati. Secondo alcuni, in uno scenario di recessione globale, il reddito di base potrebbe smettere di essere visto come "un'utopia irrealizzabile" e diventare piuttosto uno strumento che permette di risparmiare soldi pubblici e incentivare i consumi. La povertà globale è diminuita negli ultimi tre decenni, ma molti di coloro che ne sono usciti sono rimasti vulnerabili. Un recente working paper del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite sostiene che uno strumento di assistenza incondizionata di emergenza- denominato "reddito di base temporaneo" (in inglese Temporary Basic Income o TBI) - sarebbe un modo urgente, equo e fattibile per impedire alle persone di cadere in povertà a seguito della pandemia. Secondo Eduardo Ortiz-Juarez, co-autore del paper, "un reddito di base temporaneo non è un'idea radicale. Diverse forme vengono lanciate con nomi diversi e con diversi livelli di finanziamento in tutto il mondo". La Germania ha annunciato uno studio triennale sul reddito di base, per capire come una misura di questo tipo influisca sull’economia e sul benessere dei beneficiari.

 

  • Come percepiamo la pandemia

Quando accadono eventi che riteniamo imprevedibili cerchiamo di trovare ad essi delle spiegazioni per noi accettabili. La complessità di queste spiegazioni dipende dalle conoscenze che abbiamo accumulato e, se si tratta di epidemie, dalla percezione che riusciamo ad avere della malattia. Se le conoscenze scientifiche alle quali possiamo accedere sono limitate o contrastanti non abbiamo altra scelta che fare leva sul nostro giudizio per affrontare le incertezze. Tuttavia, il nostro giudizio può essere niente di più ingannevole non solo per le ampie distorsioni cognitive alle quali siamo vulnerabili nelle scelte decisionali ma anche quando si tratta di percepire visivamente la realtà non riusciamo a vederla proprio com’è. Questi aspetti sono particolarmente rilevante ai fini della percezione del rischio associato, ad esempio, a un’infezione virale e dell’attuazione dei comportamenti necessari a controllarlo.

 

  • Lo street artist britannico Banksy finanzia una barca per salvare i rifugiati nel Mediterraneo

La nave, chiamata Louise Michel in onore all'anarchica femminista francese, è partita in segreto il 18 agosto dal porto spagnolo di Burriana, vicino a Valencia, e giovedì ha salvato 89 persone nel Mediterraneo, comprese 14 donne e quattro bambini, informa il Guardian. Ora è alla ricerca di un porto sicuro per far sbarcare i passeggeri o per trasferirli su una nave della guardia costiera europea. Con il suo scafo bianco e rosa brillante, decorato con un’opera d'arte di Banksy che raffigura una bambina con un giubbotto di salvataggio che sostiene un salvagente a forma di cuore, la Louise Michel è più piccola ma molto più veloce di altre navi di soccorso utilizzate delle ONG. Si tratta di uno yacht a motore di 31 metri, precedentemente di proprietà delle autorità doganali francesi, che batte bandiera tedesca. L’equipaggio è composto da attivisti europei con una lunga esperienza nelle operazioni di ricerca e soccorso e la sua comandante, Pia Klemp, è stata alla guida di diverse navi di ONG e ha salvato la vita di migliaia di persone negli ultimi anni. La comandante è convinta di essere stata scelta dallo street artist per il suo impegno politico. "Non vedo il salvataggio in mare come un'azione umanitaria, ma come parte di una lotta antifascista", ha detto Klemp al Guardian. I 10 membri dell'equipaggio si identificano tutti come attivisti antirazzisti e antifascisti a sostegno di un cambiamento politico radicale.

 

  • A settembre si voterà per il referendum sul taglio dei parlamentari

Il referendum sul taglio dei parlamentari era inizialmente previsto per lo scorso 29 marzo ma è stato rimandato al 20 e 21 settembre per via dell’emergenza sanitaria di COVID-19. Il referendum – che non ha quorum - è confermativo: chi vota sì al quesito approva l’entrata in vigore della legge che prevede il taglio dei parlamentari, mentre chi vota no chiede l’abrogazione di quest’ultima. La riforma del taglio dei parlamentari è stata sostenuta e portata avanti dal Movimento 5 stelle, che l’aveva inserita nel contratto dell’esecutivo “giallo-verde”. La Lega ha annunciato che voterà sì al quesito, così come Fratelli d’Italia. Mentre, il segretario del PD Nicola Zingaretti ha ribadito la richiesta che prima del referendum venga approvata una nuova legge elettorale almeno da uno dei due rami del Parlamento. Alcuni esponenti del partito hanno dichiarato che senza riforma voteranno no. All’interno di Forza Italia ci sono forti divisioni tra chi sostiene il sì e chi fa campagna per il no.

 

  • Bielorussia, la sfida a Lukashenko continua anche grazie all’uso di Telegram per aggirare la censura e organizzare le proteste

Domenica scorsa, nel quindicesimo giorno di proteste in Bielorussia, una folla di circa 200 mila persone è scesa in piazza nella capitale Minsk per manifestare contro il presidente Alexander Lukashenko, al potere nel paese da 26 anni. La protesta non è stata scoraggiata dagli avvertimenti diffusi dal governo dagli altoparlanti, che ammonivano le persone presenti che la manifestazione era “illegale”. L’esercito è stato schierato “a difesa dei monumenti nazionali”. Le proteste e gli scioperi vanno avanti da quando, lo scorso 9 agosto, i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali hanno affidato un nuovo mandato a Lukashenko, dichiarandolo vincitore con l’80% dei voti. I manifestanti sono scesi in piazza contro elezioni ritenute truccate. La polizia ha risposto con migliaia di arresti, abusi e violenze.

 

  • La psicologia della disinformazione: perché siamo vulnerabili e come proteggerci

In che modo la nostra mente ci rende più esposti alla disinformazione? Perché è difficile correggere le false convinzioni? E come possiamo prevenire la disinformazione? First Draft, organizzazione senza scopo di lucro che combatte la disinformazione online, ha provato a spiegare in maniera semplice alcuni dei concetti cognitivi più importanti nell'approfondimento suddiviso in tre parti che abbiamo ripreso anche su Valigia Blu. Conoscere la psicologia della disinformazione (le scorciatoie mentali, le confusioni e le illusioni che ci incoraggiano a credere cose che non sono vere) può insegnarci molto su come prevenirne gli effetti dannosi. Attraverso lo studio della psicologia possiamo anche capire se le correzioni alle notizie false sono efficaci, cosa si dovrebbe insegnare nei corsi di alfabetizzazione mediatica e perché, in quanto esseri umani, siamo vulnerabili alla disinformazione. Ogni concetto è accompagnato da una lettura accademica consigliata per chi volesse approfondire.

 

 

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