10 luglio 2021

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  • La speranza di un mondo più giusto, la ‘macelleria messicana’, la sospensione della democrazia: il G8 di Genova spiegato a chi ha oggi 20 anni

Nel 2001 il Movimento dei movimenti - oltre 300mila persone da ogni parte del mondo, la più grande manifestazione per la giustizia globale - si presenta a Genova per protestare contro i Grandi della Terra, per contestare i loro poteri e le loro politiche. Migliaia di attivisti, migliaia di associazioni in rappresentanza del mondo ambientalista, pacifista, ONG, del mondo cattolico e dei centri sociali uniscono le loro forze contro un avversario che capiscono di avere in comune: un modello di sviluppo basato su un’ideologia del mondo che mette al primo posto i profitti, l’economia e la finanzia a cui contrapporre un’altra idea di globalizzazione. Clima, migrazioni, la tassazione sulle transazioni finanziarie, la marcia mondiale delle donne, il diritto alla salute e i brevetti sui farmaci, l’acqua pubblica, agricoltura e sovranità alimentare, pace e disarmo… Sono solo alcune delle tematiche, che si riveleranno profetiche, al centro delle riflessioni e proposte del movimento che voleva cambiare il mondo… Quel movimento a Genova fu brutalmente schiacciato da una violenza cieca e feroce da parte delle forze dell’ordine. “La più grave sospensione dei diritti democratici in Europa dopo la seconda guerra mondiale”, secondo le parole di Amnesty International. Con i fatti di Genova il nostro paese, le forze dell’ordine, la politica non hanno mai fatto i conti davvero. Ecco perché ancora oggi è fondamentale mantenere viva la memoria di quel buco nero della democrazia, continuare a denunciare e a pretendere una riflessione sulle criticità sistemiche a partire dalla cultura delle forze dell’ordine e della loro affidabilità democratica. Ed è necessario raccontare cosa è stato il G8 di Genova a chi ha oggi 20 anni.

Di questo parleremo nel prossimo incontro di Valigia Blu Live, in diretta giovedì 15 luglio alle ore 18.30 sul gruppo Facebook  “VB Comunity”. Insieme ad Arianna Ciccone ci saranno Annalisa Camilli (Internazionale) e Luca Martinelli (Altreconomia).

 

  • Il monopolio della forza e il diritto sospeso. È accaduto, può accadere ancora

“«Mi sembra di capire che quella notte lo Stato di diritto a Genova fosse sospeso»: notava sbigottito a Londra il Giudice che nel 2002 presiedeva all’assunzione delle testimonianze di alcune vittime della Diaz, ascoltando il racconto di Mark Covell, ridotto in fin di vita a manganellate e calci mentre si trovava di fronte alla scuola circondato da alcuni poliziotti, rimasti ignoti, nonostante le riprese filmate della raccapricciante azione… I giorni del G8 genovese mostrano i primi passi lungo una precipitosa china percorsa in questi due ultimi decenni, durante i quali si è praticata la tortura non più nel segreto, ma cercandone dopo secoli una giustificazione legale, si è accentuata la militarizzazione delle forze di polizia non solo nelle dotazioni tecnologiche, ma forgiandole a contrastare nemici nella gestione delle turbo­lenze interne, parallelamente adottando anche gli strumenti ordinari del diritto penale nell’ottica di contrasto a fenomeni eversivi e terroristici senza spazio per la gestione del diverso emergere di conflitti sociali e di protesta”.
Un estratto dell'intervento di Enrico Zucca – pubblico ministero del processo per le torture alla scuola Diaz durante il G8 dell’estate 2001 a Genova e ora sostituto procuratore generale di Genova – tratto dal libro collettivo, a cura di Angelo Miotto, "2001-2021 Genova per chi non c'era", edito da Altreconomia.

 

  • Da Bolzaneto a Santa Maria Capua Vetere: vent’anni di tortura in Italia

A vent’anni di distanza dalle violenze del carcere di Bolzaneto, durante il G8 di Genova, è impressionante constatare come gli abusi e le torture di una parte delle forze dell’ordine continuino a far parte della realtà—e anzi, in alcuni casi abbiano raggiunto una gravità simile a quella di allora. “La tortura è ancora una pratica di sistema,” spiega Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone. “Ed è di sistema quando le istituzioni tutte non prendono le distanze da quanto accaduto, quando lo spirito di corpo prevale sulla dignità della persona e il rispetto dell'habeas corpus, quando si commettono atti di questo tipo contando che ‘tanto la si fa franca’.” Tuttavia, da quando è entrato in vigore il reato di tortura nel 2017 (con tutti i suoi limiti), sono stati aperti diversi procedimenti penali in tutto il paese—alcuni arrivati al primo grado, altri ancora fermi alle udienze preliminari o alle indagini. In questo articolo Leonardo Bianchi ne ripercorre alcuni.

 

  • Libia, le torture e le morti. La sospensione dei diritti umani finanziata da Roma e Bruxelles

Corpi gonfi d’acqua, con la pelle squamata per le ustioni da sole e sale, riversi in ordine sparso lungo il bagnasciuga, tornano a punteggiare le coste libiche. “Questo è un orrore che pensavamo facesse parte del passato. Invece torna puntuale”, racconta un uomo di Zwara, città sulla costa nell’estremo Ovest della Libia. Fu proprio lui lo scorso 21 maggio, a ritrovare i corpi di due bambini 'risputati' dal mare insieme a quello di una donna. Nei primi sei mesi del 2021 i migranti sbarcati in Italia sono circa 19.800 a fronte dei 6.184 del 2020 e 2.397 nel 2019, creando non pochi imbarazzi tra Roma e Bruxelles, dove i governi avevano mostrato compiacimento per i risultati raggiunti dalle politiche di contenimento dei flussi migratori. Tuttavia pare che quel tappo che l’Italia e l’Europa tutta avevano sistemato alla meno peggio all’imbocco del Mediterraneo all’indomani dello scoppio della guerra civile in Libia, investendo ingenti risorse in Libia, possa presto saltare. Dal 2017 Roma ha speso circa 784,3 milioni di euro, mentre Bruxelles altri 400 milioni, quindi circa 1 miliardo e 100 milioni di euro allocati per finanziare la Guardia Costiera libica e le altre autorità competenti del paese nordafricano, teoricamente impegnate contro il traffico degli esseri umani. Oggi oltre che sulla vexata quaestio di quanto sia legittima la cooperazione con la Guardia Costiera libica, inaugurata dall’allora Ministro dell’Interno Marco Minniti con il Memorandum of Understanding e rilanciata da Bruxelles con il sostegno ai militari libici attraverso lo European Union Trust Fund to Africa (EUTFA), tocca riflettere anche sul fallimento di quella che fu venduta all’opinione pubblica europea come la linea del pragmatismo.

 

  • Migranti, è sbarcata ad Augusta la nave Ocean Viking con a bordo 572 persone soccorse dalla ONG Sos Méditerranée

L’Ocean Viking, la nave di Sos Méditerranée con a bordo 572 migranti (tra cui molte donne e minori), salvati in sei diverse operazioni di soccorso nel Mediterraneo centrale, è attraccata al porto di Augusta, in Sicilia. La decisione è stata presa dal governo italiano dopo che alla nave erano state rifiutate cinque richieste di Pos (Place of safety, il sito sicuro dove attraccare) inviate alle autorità marittime. Dopo giorni di incertezza, per i migranti si conclude in Sicilia il lungo salvataggio. Sono stati sottoposti tutti al tampone: i minori saranno trasferiti in centri di accoglienza, mentre tutti gli altri dovrebbero essere imbarcati su una nave quarantena.

 

  • DDL Zan, un dibattito pubblico cinico e disonesto

Il dibattito pubblico sul DDL Zan è stato terribilmente inquinato da opinioni non ponderate, mentre le persone LGBTIQ+ sono state ancora una volta marginalizzate e 'silenziate'. È dal 2007 che il Parlamento italiano ha iniziato una discussione su una legge contro l’omolesbobitransfobia, senza mai riuscire ad approvarne una. Sono passati quattordici anni da quell’anno che fa da spartiacque per la storia dei diritti LGBTIQ+ di questo paese, anche in negativo, e il dibattito pubblico sembra essere sempre lo stesso, in un ciclo terrificante che non si arresta mai. Nell’ultimo anno, abbiamo visto persone che si definiscono di sinistra opporsi al DDL Zan e, persino, partecipare a iniziative di comitati anti-eutanasia, antiabortisti e anti-LGBTIQ+. È forse il tempo di provare a inquadrare questo dibattito, a trovarne un senso e illuminare i motivi che hanno portato a una discussione su un DDL contro l’omolesbobitransfobia (oltre che contro la misoginia e l’abilismo) senza dare centralità alle persone LGBTIQ+. Perché, in Italia, discutere il contrasto ai fenomeni d’odio rispetto all’orientamento sessuale e all’identità di genere si è spinto fino a incolpare gli stessi movimenti LGBTIQ+ di manipolare subdolamente l’intera società?

 

  • Dalla parte giusta della Storia: riformare la legge sulla cittadinanza per rispondere a un milione di giovani che chiedono di essere riconosciuti come italiani

La Rete per la Riforma della Cittadinanza (RRC) ha lanciato la campagna di mobilitazione permanente che ha come obiettivo quello di riaccendere i riflettori sulla necessità di riavviare il percorso per la riforma della legge per l’acquisizione della cittadinanza italiana. La campagna lanciata da RRC si chiama “Dalla parte giusta della storia”, un titolo non casuale nato dalla consapevolezza che spesso quando si chiede l’allargamento dei beneficiari di un diritto si alzano scudi ideologici che cercano di contrastare in ogni modo tale possibilità. Guardando alla storia più recente, dal suffragio universale che voleva allargare il voto alle donne, passando per le leggi per il diritto al divorzio e aborto, la legge contro l’attenuante al delitto d’onore, fino alle unioni civili e poi il recente Ddl Zan, lo schema si ripete. Per questo la RRC chiede di stare dalla parte giusta, la parte che accoglie ed include, quella che riconosce i diritti e l’autodeterminazione delle persone. La richiesta di tale riforma non nasce oggi. Sono oltre 15 anni che si susseguono campagne di sensibilizzazione, dibattiti e proposte di legge poi abortite.

 

  • Zaki, la Camera approva la mozione per conferirgli la cittadinanza italiana

Il governo dovrà «avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana». Lo prevede la mozione, approvata all'unanimità e con la sola astensione dei deputati di Fdi, dall'Aula della Camera, che nel testo approvato a Montecitorio impegna l'esecutivo anche a «continuare a monitorare, con la presenza in aula della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo, lo svolgimento delle udienze processuali a carico di Zaki e le sue condizioni di detenzione».

 

  • I punti della riforma del processo penale della ministra Cartabia

Al termine di una lunga e complicata mediazione, il Consiglio dei ministri ha approvato la riforma del processo penale penale elaborata dalla ministra della Giustizia, Marta Cartabia. Dalla prescrizione al rinvio a giudizio, dalla riduzione dei tempi dei processi ai limiti al ricorso in secondo grado: cosa prevedono nel dettaglio gli emendamenti approvati in Consiglio dei ministri che il Governo presenterà al ddl Bonafede già da tempo al vaglio del Parlamento.

 

  • Contro la crisi climatica l’azione dei leader mondiali è ipocrita e deludente

"Sono trascorse più di 150 settimane da quando abbiamo iniziato lo sciopero per il clima. Durante questo periodo, sempre più persone nel mondo hanno aperto gli occhi di fronte alla crisi climatica ed ecologica, mettendo sempre più pressione su di voi, persone al comando. Col tempo la pressione dell'opinione pubblica è diventata tale che avevate gli occhi del mondo puntati addosso. Da quel momento avete iniziato ad agire. Non prendendo provvedimenti per il clima, ma giocando con la politica, con le parole e con il nostro futuro, come se si trattasse di un gioco di ruolo, fingendo di assumere responsabilità, come salvatori, mentre cercate di convincerci che ve ne state occupando. Il G7, ad esempio, sta spendendo molti miliardi in più per i combustibili fossili e le sue infrastrutture che per l'energia pulita”. Nel corso del suo intervento all'Austrian World Summit, lo scorso 1 luglio, l'attivista Greta Thunberg ha evidenziato come i leader mondiali stiano sostanzialmente prendendo tempo nel contrastare la crisi climatica mentre il ricorso ai combustibili fossili continua a salire. Abbiamo tradotto il suo intervento.

 

  • Classi sovraffollate: un ostacolo per l’educazione democratica 

Durante la crisi sanitaria si è parlato molto del problema delle cosiddette “classi pollaio”, ovvero della situazione di sovraffollamento nelle aule scolastiche italiane. Secondo i più recenti dati Istat, il numero medio degli iscritti nelle classi dei diversi gradi di istruzione, ma in particolare della secondaria di primo e secondo grado (le medie e le superiori), oscilla fra i 18 e i 21 alunni. Questo dato dà delle indicazioni riguardo l’impiego dell’organico da parte dei dirigenti scolastici, il cui problema è far quadrare i conti con le risorse che hanno a disposizione. Ciò significa che se si hanno oltre 30 iscritti in una classe di scuola superiore, mentre in un’altra classe ce ne sono 15, il numero complessivo rimane uguale anche se si divide in due quella più affollata creando tre classi. Ma non è detto che la scuola abbia sufficienti risorse per coprire l’intero orario di tre classi invece di due. Questo è il motivo per cui le classi sovraffollate spesso non vengono suddivise, specie nei contesti in cui c’è carenza di docenti. È riduttivo classificare questo come un falso problema o peggio come propaganda, perché se è vero che il numero medio degli iscritti è accettabile, è anche vero che le classi sovraffollate costituiscono uno dei principali ostacoli della vita scolastica di questo paese. Non si tratta solo di trovare soluzioni a problemi contingenti, ma di operare una riflessione sul benessere del sistema scuola, con tutte le sue componenti. Per questo motivo sono apparse recentemente alcune proposte migliorative dell’efficacia didattica nelle scuole pubbliche italiane.

 

  • Amnesty International: la polizia israeliana ha preso di mira i palestinesi con arresti di massa, torture e uso illegale della forza

Con una dichiarazione pubblicata alla fine del mese di giugno Amnesty International ha denunciato che durante e dopo l'ultimo conflitto in Israele e a Gaza la polizia israeliana ha commesso una serie di violazioni contro i palestinesi in Israele e nella Gerusalemme Est occupata, conducendo una campagna repressiva discriminatoria attraverso arresti di massa, uso illegale della forza contro manifestanti pacifici, tortura e maltrattamenti dei detenuti. «Le prove raccolte da Amnesty International delineano un quadro incontrovertibile di discriminazione e un uso spietato della forza da parte della polizia israeliana contro i cittadini palestinesi in Israele e a Gerusalemme Est occupata», ha dichiarato Saleh Higazi, vicedirettore di Amnesty International per il Medio Oriente e l'Africa del Nord.

 

  • “Liberate i prigionieri della rivolta”: l’amnistia per i detenuti politici è la prima richiesta della Costituente cilena 

Il 4 luglio si è inaugurata ufficialmente la Convenzione Costituzionale, composta dai 155 membri scelti dal popolo cileno per scrivere la nuova Carta Magna del Paese. Elisa Loncón, docente universitaria di mapudungun (lingua parlata Cile centrale e meridionale e nell'Argentina ovest-centrale dai Mapuche), linguista e attivista per i diritti del suo popolo mapuche, è stata eletta presidente. Per la prima volta la Costituzione sarà scritta da rappresentanti eletti dal popolo, con parità di genere e la presenza dei popoli nativi, per questo la scelta di una donna mapuche come presidente è un primo segnale di grande importanza circa la volontà politica che questo organo è in grado di esprimere. La liberazione dei detenuti e delle detenute nel contesto della rivolta cilena è stata una rivendicazione costante fin dal primo mese di proteste, nell’ottobre del 2019, ed è diventata ora una premessa irrinunciabile per dare inizio ai lavori della Convenzione.

 

  • Amsterdam, in gravi condizioni Peter R. de Vries, il giornalista investigativo ferito in un agguato. “Un crimine contro il giornalismo e un attacco alla democrazia e allo Stato di diritto”

II 6 luglio il giornalista investigativo e di cronaca nera Peter R. de Vries è stato ferito gravemente da diversi colpi di arma da fuoco in una strada del centro di Amsterdam. Secondo il rapporto annuale pubblicato dal Consiglio Europeo "Wanted! Real action for media freedom in Europe", nel 2020 nella piattaforma per la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti, istituita nel 2015, è stato registrato rispetto all'anno precedente un aumento del 40% di segnalazioni (201 alert nel 2020 contro poco meno di 150 nel 2019) di attacchi fisici, molestie o intimidazioni nei confronti degli operatori dell'informazione. Dal 2017 a oggi in Europa sono stati inoltre assassinati tre giornalisti: quattro anni fa Dafne Caruana Galizia è stata uccisa a Malta, il 22 febbraio 2018 in Slovacchia è stato ucciso Jan Kuciak, insieme alla sua fidanzata Martina Kušnírová e lo scorso aprile il giornalista greco Giorgos Karaivaz è stato assassinato davanti alla propria abitazione ad Atene.

 

  • Ungheria, legge anti-Lgbt+: il Parlamento Europeo a favore di un’azione legale urgente contro il governo

Con 459 voti favorevoli, 147 contrari e 58 astensioni, il Parlamento europeo ha votato a favore di un'azione legale urgente contro l’Ungheria per la legge approvata a metà giugno dal parlamento ungherese che vieta la diffusione di contenuti LGBT+ ai minori di 18 anni. La nuova legge viola “valori, principi e diritto dell'UE” ed è “un altro esempio intenzionale e premeditato del graduale smantellamento dei diritti fondamentali in Ungheria”, hanno affermato i parlamentari europei. A fine giugno, la Commissione Europea aveva avviato un’azione legale contro l'Ungheria per chiedere l’abrogazione della legge, respinta nei giorni scorsi dal governo ungheresi.

 

  • La polizia americana, Taylor Swift e il copyright come strumento di censura

Il video girato dalla diciassettenne Darnella Frazier, oltre a quelli di altri cittadini, ha contribuito a smontare la falsa narrazione della polizia, consentendo di giungere alla condanna dell’ex agente di polizia Derek Chauvin, inginocchiato per 9 minuti e 29 secondi sul collo di George Floyd, fino a ucciderlo. In questi anni si sono moltiplicate le registrazioni di abusi e violenze perpetrati dalla polizia americana (ma non solo), rivelando al mondo quanto può essere profondo il terrore istituzionale. Grazie all’accoppiata smartphone e social media si sta documentando sempre più la brutalità della polizia americana. Da tempo però alcuni poliziotti negli Usa, quando si accorgono di essere registrati dai cittadini, suonano tramite i loro smartphone canzoni di artisti famosi. In questo modo, sostengono, i video non saranno caricabili sui social media (es. Youtube), perché le piattaforme devono rimuovere immagini che contengono musica soggetta a copyright. Un rimedio all’esposizione mediatica dei propri abusi che sfrutta le norme in materia di copyright create specificamente per l'ecosistema digitale.

 

 

 

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