28 aprile 2020 - 17:02

Sindrome di Kawasaki: colpisce i vasi sanguigni dei più piccoli (e potrebbe essere legata al coronavirus)

La patologia infiammatoria potrebbe essere legata al Covid-19 anche se per ora non è stato stabilito alcun nesso certo. In Italia inviata una lettera di allerta ai pediatri. Casi soprattutto in Lombardia, Piemonte e Liguria

di Cristina Marrone

Sindrome di Kawasaki: colpisce i vasi sanguigni dei più piccoli (e potrebbe essere legata al coronavirus)
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Da Bergamo a Genova, da Londra a Lisbona. I pediatri di molte zone d’Europa hanno lanciato l’allerta dopo aver registrato un numero particolarmente elevato di bambini colpiti da una rara sindrome infiammatoria che si teme possa essere legata al nuovo coronavirus. Il 21 marzo scorso il dottor Matteo Ciuffreda, cardiologo pediatrico all’ospedale Giovanni XXIII di Bergamo ha diagnosticato per la prima volta la “sindrome di Kawasaki” a un bambino arrivato in pronto soccorso. Da quel giorno i casi sono diventati 20. «Negli ultimi due mesi - aggiunge Lucio Verdoni, reumatologo pediatra del Papa Giovanni - ci siamo accorti che giungevano al pronto soccorso pediatrico diversi bambini che presentavano una malattia nota come Malattia di Kawasaki. In un mese il numero dei casi ha eguagliato quelli visti nei tre anni precedenti». Al Gaslini di Genova il professor Angelo Ravelli, pediatra e segretario del gruppo di studio di Reumatologia della Società italiana di pediatria sta curando 5 bambini affetti da dalla sindrome di Kawasaki ricoverati nelle ultime quattro settimane, quando in un anno se ne registrano al massimo nove. E proprio la malattia di Kawasaki è citata nell’alert dei pediatri inglesi sulle sindromi infiammatorie riscontrate nei bambini ricoverati per Covid-19, spesso anche in terapia intensiva. Altri casi sono registrati in Spagna e in Portogallo. Il sospetto, che per ora resta tale, è che possa esserci una correlazione tra Sars-Cov 2 e la malattia di Kawasaki, infiammazione ai vasi sanguigni (vasculite) che colpisce i bambini.

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Il monitoraggio

«Abbiamo avviato una fase di monitoraggio - spiega Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria – e abbiamo cominciato a raccogliere, da qualche settimana, una serie di dati, che indicano la presenza della malattia di Kawasaki in alcune aree del paese, in particolare in Lombardia, Piemonte e Liguria. Al momento però non è dimostrato nessun nesso». Gli esperti precisano che solo una piccola minoranza di bambini infettati da SarsCov2 sviluppa la malattia di Kawasaki, meno dell’1%. Nonostante ciò, avvertono, «in previsione dell’imminente apertura alla Fase 2, è importante tenere presente tutte le conseguenze che questo virus insidioso può causare, sia nella fascia di età adulta che in quella pediatrica». Proprio grazie ai dati raccolti a Bergamo è in via di pubblicazione uno studio su un’importante rivista scientifica.

La malattia

Questa malattia pediatrica che prende il nome dal suo scopritore è una sindrome infiammatoria che interessa le arterie di piccolo e medio calibro e si presenta in neonati e bambini. La causa è attualmente sconosciuta. Colpisce prevalentemente neonati e bambini sotto gli otto anni e i sintomi più comuni sono febbre, congiuntivite, arrossamento delle labbra e della mucosa orale, anomalie delle estremità come mani e piedi, eruzioni cutanee. La complicanza più temibile è l’infiammazione delle arterie del cuore, che può causare dilatazioni aneurismatiche permanenti delle coronarie. «È un’infiammazione che può interessare le coronarie e può condurre anche all’angina in età pediatrica. Si presenta con febbre alta, non batterica, verosimilmente scatenata da virus che innescano una infiammazione che poi riguarda le arterie», spiega il dottor Ciuffreda. In Italia questa infiammazione delle arterie è considerata malattia rara mentre è più frequente in Estremo Oriente, dove sono presenti cluster, probabilmente per la presenza in loco di alcuni virus endemici di quelle aree, che sembrano attivare la sindrome.

A Bergamo 20 casi in un mese

«Qui nella Bergamasca – chiarisce il pediatra- la media è di una decina scarsa di queste sindromi in un anno. Di questa decina annua, solo 2-3 con infiammazioni gravi. Ora però, in poco più di un mese all’ospedale di Bergamo hanno raggiunto i 20 casi. Tutti con sindromi infiammatorie gravi ma finora per fortuna tutti completamente ristabiliti dopo una media di quattro-cinque giorni di terapia standard». Pochi di questi bambini sono risultati positivi al coronavirus, ma tutti provenivano da famiglie con malati di Covid-19.

La lettera ai pediatri

Proprio per monitorare meglio questa condizione è stata diffusa una lettera a tutti i pediatri italiani in cui si raccomanda particolare attenzione ai sintomi descritti. «Non è chiaro – si legge - se il virus Sars Cov-2 sia direttamente coinvolto nello sviluppo di questi casi di malattia di Kawasaki o se le forme che si stanno osservando rappresentino una patologia sistemica con caratteristiche simili a quelle della malattia di Kawasaki, ma secondaria all’infezione. Ciò nonostante, l’elevata incidenza di queste forme in zone ad alta endemia di infezione da Sars Cov2 e l’associazione con la positività dei tamponi o della sierologia, suggerisce che l’associazione non sia casuale».

Il cluster di Bergamo

«La conclusione cui siamo arrivati finora è che qui in provincia di Bergamo c’è un cluster di quella che appare essere la sindrome di Kawasaki - spiega il dottor Ciuffreda - e lo abbiamo registrato da quattro settimane in qua, cioè a partire dal momento più acuto dell’epidemia Covid in questa zona. Se venisse accertata la correlazione con questo grave disturbo pediatrico, si dovrebbe allargare ai bambini lo studio di misure di protezione per una nuova categoria a rischio».

Il primo caso

Il primo caso risale al 21 marzo. «Ero di guardia — ricorda il medico — ed è arrivato questo bambino di 9 anni dalla zona di Esine con miocardite (infiammazione al cuore, ndr), febbre molto alta e ipossia. Veniva da una zona endemica Covid, anche se aveva tampone negativo, e dall’ecografia abbiamo riscontrato l’ingrossamento di una coronaria. Le condizioni del bimbo erano preoccupanti. Aveva un’infiammazione violentissima multiorgano, erano interessati gravemente sia il cuore che i polmoni. Ma sorprendentemente nel giro di pochi giorni si è completamente ristabilito, con la terapia standard». In seguito altri bambini sono arrivati in pronto soccorso. Tutti più piccoli, tutti con sintomi di base identici, tutti con sindrome infiammatoria molto aggressiva. Due di loro sono stati ricoverati in terapia intensiva ma tutti si sono ripresi nel giro di quattro giorni (mentre in genere le guarigioni sono più lente).

In Gran Bretagna

In Gran Bretagna, i pediatri hanno fatto osservazioni simili e le autorità sanitarie stanno monitorando la situazione. Il direttore medico nazionale inglese, Stephen Powis, ha detto di essere venuto a conoscenza nei giorni scorsi di bambini gravemente ammalati con sintomi ricollegabili alla sindrome di Kawasaki, ma ha insistito che è troppo presto per determinare un legame con il coronavirus.

Il dubbio del recettore

Sedici anni fa la sindrome di Kawasaki era stata collegata a un altro coronavirus noto con la sigla NL63, anche se il legame non è mai stato dimostrato. Il professor Jan Jones, docente di Virologia all’Università di Reading, in Gran Bretagna, ha dichiarato che il virus NL63 usa lo stesso recettore del Covid19 per infettare gli esseri umani, ma allo stesso modo insiste che è troppo presto per trarre conclusioni. Servono nuovi studi.

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